Guida: come riconoscere la qualità di una registrazione audio
Per riconoscere la reale qualità di una registrazione audio dobbiamo assicurarci di essere in una situazione d’ascolto adeguata.
In termini tecnici: dotarci di un sistema d’ascolto di riferimento.
Un sistema di ascolto di riferimento è un impianto audio professionale, in grado di prevedere quando una registrazione suonerà bene nella maggior parte degli altri impianti audio.
Un impianto audio di riferimento ci fornirà un ascolto di qualità.
Neutro, privo di alterazioni.
(Abbiamo scritto una guida dove spieghiamo cosa siano queste alterazioni: cos’è la risposta in frequenza?)
Per cui se qualcun’altro ascolterà la nostra registrazione audio in un impianto non di riferimento, che altererà la qualità sonora della registrazione, ci sarà una sola alterazione sonora: quella del suo impianto.
Da questo fatto deriva il suo nome: ascolto di riferimento perché ci guiderà nella creazione e nel riconoscimento di materiali audio pronti per il mercato.
Valutare registrazioni da un impianto non di riferimento vuol dire non essere certi che suonerà bene da tutti gli altri ascoltatori.
Avessimo invece ottimizzato la registrazione audio su di un ascolto non di riferimento, i nostri prossimi ascoltatori sentiranno qualcosa ottimizzato su di un impianto alterato.
Qualcosa con già un alterazione al suo interno.
A cui si sommerà l’alterazione portata dai loro impianti audio non di riferimento.
I nostri prossimi ascoltatori sentiranno una registrazione alterata due volte.
In altre parole: una registrazione da buttare.
(E, anche tutti i nostri ascoltatori fossero in studio di registrazione, sentirebbero chiaramente gli errori nella registrazione)
Se non siete dotati di un sistema audio di riferimento, non vi rimane che fidarvi di chi lo ha.
Gli studi di registrazione e di produzione musicale spendono soldi e tempo a ottimizzare i loro ascolti proprio per poter fornire un importante servizio di quality check sulla qualità delle registrazioni audio.
Abbiamo creato dei tutorial per creare degli ascolti di riferimento.
In queste guide vi spiegheremo come ottenere un ascolto di riferimento, da cui poter riconoscere e anche creare materiale audio di qualità.
- 8 regole per scegliere i monitor da studio giusti
- 14 regole per scegliere la scheda audio giusta
- 11 regole per comprare gli strumenti giusti
- Guida: 9 step per posizionare bene i monitor da studio
- 5 consigli per migliorare l’acustica della tua stanza
- 10 regole per scegliere le cuffie giuste
Se le seguirete con attenzione, otterrete un sistema audio di riferimento.
Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post
E nel nostro sito potete ascoltare e vedere i risultati delle nostre conoscenze.
Fateci sapere di voi!
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Perché nessun suono è irripetibile?
Perché ogni fenomeno fisico è registrabile e analizzabile.
E quindi, riproducibile.
Tutto quello che può essere osservato e analizzato è riproducibile.
Il suono non è qualcosa di impalpabile o teorico: è un fenomeno fisico. Lo possiamo sentire.
(In questo link troverete la spiegazione di cos’è un suono.)
E anche vedere, grazie a spettrometrie, sonometrie e analisi d’immagine stereofonica.
Un suono non è altro che una somma di frequenze dotate di fase: possiamo analizzare quali frequenze e con quale fase costruiscono un suono, e riprodurle quando e come desideriamo.
Possiamo addirittura costruire una simulazione virtuale di uno strumento, e farla suonare.
Non molto differentemente da come edifici e aeroplani vengono testati al computer ancora prima che siano costruiti, in modo da evitare rischi per chi li userà.
Questa tecnologia si chiama sintesi a modelli fisici (in inglese, physical modeling).
L’unica cosa realmente irriproducibile è la fantasia.
La capacità di ognuno di noi di raccontare una storia diversa con l’arte.
La capacità di inventare musica nuova.
I suoni che la creano, con un po d’impegno, possono essere ricostruiti. Indifferentemente da che apparecchio li abbia creati.
La fantasia no.
Serve un artista.
Per tutto il resto, basta un computer.
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5 consigli per migliorare l’acustica della tua stanza.
Semplici consigli per risolvere i problemi acustici della vostra stanza.
In questo tutorial vi spiegheremo come risolvere i problemi acustici più semplici della vostra stanza.
Come migliorare la qualità della musica che ci sentirete dentro.
Quasi tutti i miglioramenti acustici volgono a un obiettivo: eliminare le riflessioni.
Le riflessioni sono versioni alterate del segnale iniziale, che confonderanno il risultato finale, rovinando la qualità d’ascolto.
Un altro grosso problema sono le onde stazionarie, ma è un fenomeno troppo complesso per essere trattato in un tutorial base.
Questo tutorial è una guida base per risolvere i problemi acustici meno gravi: i trattamenti in caso di gravi problemi acustici sono un argomento estremamente articolato, e sono estremamente costosi e complessi da fare.
In caso questo tutorial non basti a dare alla vostra stanza un’acustica adeguata alle vostre esigenze, vi consigliamo di rivolgervi a uno specialista di trattamenti acustici.
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Il nostro primo post.
Salve amanti della musica.
Avete appena scoperto uno degli elementi più importanti del nostro nuovo sito: il blog di LmK Music Production.
Perché un blog?
La nostra missione è espressa chiaramente in qualsiasi parte del nostro sito: fare della buona arte. Fornire soluzioni audio convenienti e di qualità.
Sia di persona, che non.
Il nostro scopo non è far soldi con l’arte.
Il nostro scopo è usare i soldi per creare arte.
Non chiediamo di essere pagati perché ci piacciono i soldi.
Chiediamo di essere pagati per poter creare nuova arte.
Quindi, anche se non siete nostri clienti, ma state comunque seguendo un obiettivo artistico,
saremo felici di condividere con voi il nostro sapere.
Tutto ciò conduce a un’interessante particolarità di questo blog: non ci saranno bugie.
Leggere i soliti articoletti, frutto del marketing, privi di qualsiasi contenuto significativo, ci fa stare male.
Contrariamente, noi vi offriremo consigli professionali fruibili fin da subito.
Scriveremo come se stessimo scrivendo a uno dei nostri clienti.
A un nostro amico.
E, come avrete modo di vedere, tutte le soluzioni che proporremo saranno veloci, di qualità, ed estremamente convenienti.
Come abbiamo sempre affermato.
Ora vi chiederete: “Dov’è la fregatura?”
È semplice: non c’è.
Pronti a partire?
8 passi per spiegare cos’è il suono.
Cos’è un suono?
Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post
E nel nostro sito potete ascoltare e vedere i risultati del nostro lavoro.
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Guida: 9 step per posizionare bene i monitor da studio
10 minuti per sistemare i vostri monitor da studio.
Questo è un tutorial per posizionare dei monitor audio da studio near field.
Premessa: avrete bisogno di 1 cavo/filo di 2mt, una livella laser e un’asta microfonica.
Va bene una qualsiasi livella laser: se ne trovano a pochi € in un qualsiasi negozio di utensileria.
Come questa, per esempio.

www.bricoman.it
A questo punto, il vostro impianto sarà posizionato in maniera eccellente.
In altri tutorial vi spiegheremo come preparare acusticamente la stanza dove avete messo i monitor e come risolvere eventuali problemi acustici che stanno rovinando l’affidabilità dei vostri monitor da studio.
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Cos’è l’HRTF? Una spiegazione rapida
Iniziamo a fare amicizia con la psicoacustica.
L’HRTF è la funzione di trasferimento della nostra testa (Head Related Transfer Function).
Ovvero: la risposta in fase e in frequenza della nostra testa, in quanto una funzione di trasferimento è una particolare formula matematica che raccoglie entrambe le informazioni.
Il modo in cui la nostra testa modifica i suoni che arrivano ai nostri timpani.
Queste modifiche sono date dalla conformazione fisica della nostra testa: naso, fronte, bocca, capelli, consistenza ossea, padiglioni auricolari… Ogni nostra fattezza che il suono incontri prima di arrivare al timpano. E, in caso arrivi da più in basso, anche le nostre spalle.
Ogni “ostacolo” incontrato andrà a modificare impercettibilmente il suono, variandone frequenze e fasi.
Quindi, a seconda della provenienza del suono (davanti, dietro, sopra di noi, sotto di noi), andrà incontro a differenti ostacoli. E differenti modifiche acustiche.
Il nostro cervello ha memorizzato finemente queste caratteristiche, e le sfrutta per capire da che parte arrivi un suono.
Motivo per cui, anche se chiudiamo gli occhi, continuiamo a capire la posizione di una fonte sonora.
L’organo che più caratterizza queste modifiche sono i padiglioni auricolari: tutte le loro circonvoluzioni servono a caratterizzare maggiormente le modifiche sonore, facendocele “sbattere sopra”.
(Finalmente avete scoperto come mai le orecchie sono così “strane”, anziché essere semplicemente piatte.)
Ecco un esempio di HRTF frontale (linea continua) e posteriore (linea tratteggiata).

HRTF frontale e posteriore
Se applicheremo la risposta in frequenza della linea continua a un segnale, il nostro cervello capirà che questa fonte sonora si trova davanti a noi.
Se applicheremo la risposta in frequenza della linea tratteggiata a un segnale, il nostro cervello capirà che questa fonte sonora si trova dietro di noi.
Va da se che ognuno di noi ha una diversa conformazione fisica, per cui le HRTF non saranno mai perfettamente identiche. Ma, comunque, c’è una sottile somiglianza tra tutte le HRTF che permette al nostro cervello di interpretare relativamente efficientemente anche segnali elaborati con HRTF altrui.

Dummy head (Neumann KU100)
Ovvero, un apparecchio che simula le fattezze di una testa umana, con dei microfoni posizionati al posto dei timpani. In modo da tentare di registrare efficientemente le informazioni HRTF.
E funziona piuttosto bene: le registrazioni fatte con questo apparecchio permettono di ascoltare quasi come se si fosse presenti nella scena.
A livello software, esistono dei codificatori HRTF che permettono di allegare informazioni HRTF a un segnale, dandogli così spazialità 3D.
Un altra interessante implementazione di HRTF sono praticamente tutte le cuffie moderne: per cercare di ovviare all’effetto “suono all’interno della testa” delle cuffie, si cerca di imprimere un impronta HRTF frontale agli altoparlanti.
Che è anche il motivo per cui le risposte in frequenza delle cuffie non sono interpretabili “a occhio nudo”.
Ecco un esempio di, tra l’altro, un’ottima cuffia professionale

http://www.headphone.com/
Anche se la curva è piuttosto irregolare, il risultato sonoro sarà comunque affidabile dato che le irregolarità son dovute a una particolare impronta HRTF frontale.
Non perfettamente frontale, dato che la tipica posizione di 2 altoparlanti è in 2 vertici di un triangolo equilatero in cui 1 dei vertici è la nostra testa.
Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post
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Cos’è la risposta in frequenza?
Conoscere i vostri strumenti alle loro basi.
La risposta in frequenza è il modo in cui un’attrezzatura audio modifica le frequenze che gli manderemo dentro.
In parole povere: è il modo in cui lo strumento a cui appartiene “suonerà”. Il modo in cui lo strumento in questione altererà le frequenze che gli invieremo.
Attenzione: un segnale sonoro non è caratterizzato dalle sole frequenze, ma anche dalla loro fase. Riportata in un grafico a parte, chiamato grafico di risposta in fase.
È una caratteristica fondamentale del suono. Ma, per lavori di produzione musicale, data la qualità degli strumenti moderni, è generalmente trascurabile.
Stessa cosa non vale per discorsi di fonia e impiantistica audio (PA system) live, in cui la fase gioca un ruolo primario a causa delle forti interazioni ambientali in gioco. Il vento, l’umidità e le enormi dimensioni delle platee, per esempio.
Se volete approfondire l’argomento, in un futuro tutorial ve ne parleremo.
Il modo più frequente per illustrare una risposta in frequenza è il grafico di risposta in frequenza.
In verticale, il grafico riporterà come lo strumento altererà le frequenze. Ovvero, il valore in dB della variazione cromatica (“cromatica” in quanto le componenti frequenziali di un suono andranno a crearne il “colore”. Ovvero, le sue qualità timbriche).
In orizzontale, il grafico riporterà quale frequenza verrà alterata.
Questo era l’esempio di un grafico vuoto.
Adesso, vedremo un grafico con al suo interno una risposta in frequenza.

Grafico con risposta in frequenza
La linea all’interno di questo grafico è la risposta in frequenza.
Interpretare questo grafico è molto semplice.
Per esempio, possiamo dedurre che questo strumento, a 30 Hz sottrarrà 20 dB al suono originale. A 40 Hz sottrarrà 10 dB. A 300 Hz sottrarrà circa 3 dB.
Parlando di questo stretto esempio, si tratta di uno strumento abbastanza affidabile al di sopra dei 100 Hz, in quanto variazioni di +/- 2 dB sono considerate relativamente accettabili per standard professionali.
Vediamo adesso il grafico di uno strumento eccezionalmente affidabile.

Risposta in frequenza eccellente
A parte un picco sui 10 KHz, in cui avviene una somma di 10 dB (una caratteristica correggibile facilmente in postproduzione, casomai sia necessario), questo strumento non altererà minimamente il segnale originale.
Uno strumento con un grafico così lineare è uno strumento affidabile.
Infatti, è la risposta in frequenza di uno dei nostri microfoni preferiti durante le registrazioni orchestrali.
Ora vediamo il grafico di uno strumento nella media

Risposta in frequenza nella media
Questo strumento non è affidabile sotto i 100 Hz, e presenta delle irregolarità intorno ai 7 KHz mediamente fastidiose.
Ma, tutto sommato, è uno strumento fruibile in situazioni dove non sia richiesta totale fedeltà. Come, per esempio, rumorosi spettacoli dal vivo.
Infatti, è la risposta in frequenza di un piuttosto noto microfono dinamico.
Ora vediamo il grafico di uno strumento pessimo.

Grafico risposta in frequenza pessima
Se vedete uno strumento con una risposta in frequenza con irregolarità così frequenti e marcate, lasciatelo nello scaffale: si tratta di uno strumento non affidabile.
Salvo non abbiate idee terribilmente originali per le vostre riprese.
E quando vedete grafici con curve multiple per singolo strumento, come per esempio questo

Effetto prossimità.
non spaventatevi: è semplicemente l’effetto prossimità.
Alcune tipologie di microfoni variano il loro comportamento in base alla distanza dalla fonte sonora ripresa.
Questi grafici mostrano come gli strumenti reagiranno a seconda della distanza a cui li porremo dalla fonte sonora, offrendo curve diverse per distanze diverse.
Per strano che vi possa sembrare, questo sistema vi permetterà di capire come suonerà uno strumento senza neanche averlo sentito.
Salvo rare eccezioni, di cui parleremo in altri articoli.
Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post
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8 regole per scegliere i monitor da studio giusti
Consigli intelligenti per ascolti professionali.
Un altro passo molto importante per fare musica seriamente è l’acquisto di un paio di monitor audio da studio.
Purtroppo si tratta di un’attrezzatura piuttosto complessa, e che in molti casi bisognerà accontentarsi di usare solo per una parte delle sue potenzialità.
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