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Tutorial: come creare un buon riverbero

Per creare un buon riverbero dobbiamo prima di tutto capire la sua composizione:

  • Fase 1: prime riflessioni (eng: early reflections)
  • Fase 2: coda (eng: late reflections)

Le prime riflessioni sono la parte più complessa del riverbero: ci danno informazioni precise riguardo dimensioni della stanza e posizione del suono

Purtroppo, sono anche la parte di riverbero più difficile da programmare.

Come dice il nome, sono le prime riflessioni causate dalla riverberazione. Sono estremamente rapide: generalmente, arrivano meno di 100 millisecondi dopo la generazione sonora.

A causa della loro rapidità, verranno percepite come parte del suono.

La coda di un riverbero è il risultato della graduale perdita di energia delle onde sonore, riflessione dopo riflessione

Questa parte è causata dall’attenuarsi della riverberazione. Si chiama “coda” perché è una parte che, al contrario delle prime riflessioni, distinguiamo bene dal suono iniziale.

A seconda dei materiali che compongono l’ambiente in cui avviene la riverberazione, conterrà frequenze differenti.

La dimensione dell’ambiente in cui avviene la riverberazione influenza la durata della coda: al crescere delle sue dimensioni, aumenterà anche la durata della coda.

Generalmente, gli apparecchi in circolazione creano code di riverberazione abbastanza realistiche.

Adesso, vedremo come settare un unità di riverberazione in maniera efficiente.

Per comodità, ci riferiremo allo spazio riverberante come “stanza” (eng. “room”): le unità di riverberazione usano la stessa terminologia.

Attenzione: il riverbero è una delle caratteristiche acustiche più complesse di un suono: assicuratevi di avere un ottimo sistema di ascolto, prima di mettervi seriamente a editarne uno.

Come settare in maniera efficiente le prime riflessioni

Per prima cosa, azzerate il volume della coda del riverbero.
(Attenzione: i riverberi più economici non lo permettono. In quel caso, dovrete arrangiarvi un po).

Variare le dimensioni della stanza: più aumenterete i millisecondi di ritardo delle prime riflessioni, più la stanza sembrerà grande. Aumentateli o diminuiteli fino a ottenere la sensazione giusta.

Variare la posizione del suono: nei riverberi più sofisticati, potrete impostare differenti valori di millisecondi per canale. Più sottrarremo millisecondi a un canale rispetto all’altro, più il suono ci sembrerà provenire da quella direzione.

Protip: moltissimi riverberi tendono a creare prime riflessioni di volume molto basso. Ricordatevene, in caso non riusciate a percepirle adeguatamente.

Assicuratevi che il vostro riverbero stia creando delle prime riflessioni realistiche: purtroppo, molti riverberi non sono in grado di generarle.
Se vi accorgete che pur avendo scelto i giusti millisecondi di prime riflessioni il vostro riverbero non ha un suono credibile, non rimane che cambiare riverbero.
(O tenervi un riverbero scadente)

Come settare in maniera efficiente la coda del riverbero.

Lasciando le prime riflessioni al loro volume normale, avete 2 caratteristiche su cui poter agire:
Variare consistenza delle pareti della stanza: più il materiale delle pareti che compongono la stanza è solido, più sarà capace di riflettere le frequenze.
Questa caratteristica è generalmente controllata da un filtro passa bassi (LPF) e un passa alti (HPF).
Più solleverete la frequenza di taglio dell’LPF, più sembrerà di essere in una stanza con pareti metalliche.
Più solleverete la frequenza di taglio dell’HPF, più darete l’impressione di un ambiente che assorbe le frequenze basse (molto particolare. Per esempio, una sala con dei trattamenti acustici).

Variazione delle dimensioni della stanza: più la coda durerà, più la stanza sembrerà grande. Aumentate o diminuite i secondi di durata fino a ottenere la sensazione giusta.

Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post

Il nostro primo post.

E nel nostro sito potete ascoltare e vedere i risultati delle nostre conoscenze.

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Guida: quale DAW ha un suono migliore?

Nessuna.

I software audio hanno tutti la stessa qualità sonora

I software, svolgendo un elaborazione audio a livello virtuale, non hanno le limitazioni fisiche di un hardware. Come, per esempio, componentistica usurata o utilizzo di componentistica di bassa qualità.

L’elaborazione audio virtuale è semplicemente un enorme serie di raffinatissimi calcoli matematici. E i computer non sbagliano mai i calcoli.

Il fatto che il suono sia elaborato attraverso calcoli non ne rovinerà la bellezza

Per ogni secondo di suono, vengono eseguite almeno 44100 operazioni.

Questo vuol dire che un suono elaborato virtualmente viene analizzato 44100 volte al secondo.

E con la precisione di un calcolo matematico.

In poche parole: precisione millimetrica.

L’unica differenza di qualità sarà dettata dal tipo di scheda audio che utilizzeremo

Le DAW ci fanno sentire il risultato delle loro elaborazioni sonore attraverso la scheda audio.

Abbiamo creato una guida in cui guidarvi nella scelta di quella giusta per voi: 14 regole per scegliere la scheda audio giusta.

In questo post troverete il motivo per cui questo tutorial è stato scritto.

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Guida: i migliori outboard per registrazione audio

Nessuno.

 

Durante una registrazione il suono non deve essere alterato in nessun modo

Se alterate il segnale in registrazione, non potrete più tornare indietro su quell’elaborazione.

Se invece la registrazione è priva di alterazioni, potrete modificarla liberamente in post produzione. E, per esempio, annullare un editing che non v’è piaciuto. Oppure, migliorarlo.

O, ancora: riprendere la registrazione mesi più tardi, e trovarla completamente neutra e pronta per nuove elaborazioni eseguite con le vostre abilità migliorate.

L’unico outboard giustificabile è un limitatore, utile in casi estremi per evitare danni al registratore

Il limitatore può essere settato in modo che il segnale audio in ingresso non superi la soglia di clipping del registratore.

È utile in caso di tecnici inesperti o situazioni particolarmente instabili, in cui potrebbe avvenire la perdita di controllo del volume del segnale in ingresso.

Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post

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5 consigli per migliorare l’acustica della tua stanza.

Semplici consigli per risolvere i problemi acustici della vostra stanza.


In questo tutorial vi spiegheremo come risolvere i problemi acustici più semplici della vostra stanza.

Come migliorare la qualità della musica che ci sentirete dentro.

Quasi tutti i miglioramenti acustici volgono a un obiettivo: eliminare le riflessioni.
Le riflessioni sono versioni alterate del segnale iniziale, che confonderanno il risultato finale, rovinando la qualità d’ascolto.

Un altro grosso problema sono le onde stazionarie, ma è un fenomeno troppo complesso per essere trattato in un tutorial  base.

Questo tutorial è una guida base per risolvere i problemi acustici meno gravi: i trattamenti in caso di gravi problemi acustici sono un argomento estremamente articolato, e sono estremamente costosi e complessi da fare.

In caso questo tutorial non basti a dare alla vostra stanza un’acustica adeguata alle vostre esigenze, vi consigliamo di rivolgervi a uno specialista di trattamenti acustici.

  • Non lasciate gli angoli vuoti.

    Gli angoli sono delle zone acusticamente molto particolari: se sono vuoti, possono creare problemi.

    Potete per esempio chiuderli appoggiandoci sopra dei pannelli di lana di roccia non troppo densa (state sotto i 100Kg/M3).

  • Non lasciate le pareti spoglie

    Le pareti spoglie creano riflessioni.

    Avete molti modi per farlo: stoffa, pannelli di lana di roccia compositi (un pannello di lana di roccia al di sotto dei 50Kg/M3 con al di sotto sotto un pannello di lana di roccia tra i 70 e gli 80Kg/M3), gommapiuma…

    Il vostro obiettivo sarà impedire alle frequenze di rimbalzarci sopra.

    Tenete conto che più le frequenze sono alte, meno il materiale per attutirle dovrà essere denso. Vi mostreremo in un altro articolo come calcolare approssimativamente questo fattore.

    Non esagerate, altrimenti avrete una stanza esageratamente asciutta. Generalmente si consiglia di lasciare almeno 1 parete senza particolari trattamenti.

  • Non lasciate il soffitto spoglio.

    Come le pareti, anche il soffitto può creare riflessioni.

    I sistemi per trattarlo sono uguali a quelli delle pareti.

  • Non lasciate la stanza vuota.

    Divani, poltrone, armadi con libri… Qualsiasi cosa popoli la stanza ne può migliorare l’acustica attutendo le onde sonore e impedendogli di rimbalzare freneticamente per la stanza, creando riflessioni.

    Ovviamente non esagerate, altrimenti non vi ci girerete dentro.

  • Analizzate la stanza con dei sistemi scientifici per capire quali sono i suoi problemi.

    Non fidatevi solo del vostro orecchio: per capire bene per quali frequenze la vostra stanza ha dei problemi, la dovete misurare con apparecchiature scientifiche.

    Per i più coraggiosi che volessero farlo, faremo un articolo in cui spiegheremo come fare un analisi acustica base di una stanza.


Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post

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10 regole per scegliere le cuffie giuste

Consigli intelligenti per trovare le cuffie giuste per te.

Le cuffie sono un attrezzatura audio abbastanza particolare, e in molti casi indispensabile.
Sia per motivi professionali (riprese live)
…sia un po meno (coinquilini che vogliono dormire).

In questa guida vi mostreremo le regole per scegliere quelle giuste per voi.

  • È meglio siano richiudibili.

    Le cuffie sono delle attrezzature che è praticamente impossibile rimangano sempre nel vostro studio.
    Data questa caratteristica, è fortemente consigliato prendere dei modelli richiudibili.

    Cuffia richiudibile.

    Cuffia richiudibile.

    Se prendete dei modelli fissi non troverete custodie adatte, e saranno anche abbastanza ingombranti.

  • È meglio siano robuste.

    Come detto precedentemente, le cuffie son il tipico strumento che non rimane chiuso in studio. E, anzi: vedranno parecchio rock’n’roll, facendo da una testa all’altra durante le vostre serate.
    Quindi, cercate dei modelli di costruzione solida. Preferibilmente con copertura dei padiglioni sostituibile con relativa facilità: sarà la parte più soggetta a usura.

  • Le cuffie non hanno grafici di risposta in frequenza affidabili: fidatevi solo della prova d’ascolto.

    È la caratteristica più peculiare delle cuffie: i loro grafici di risposta in frequenza non sono interpretabili.
    Quindi, non potrete capire qual’è la più fedele semplicemente leggendo i grafici di risposta in frequenza.

    Questo è dovuto a un approccio estremamente particolare adottato durante la loro progettazione: l’implementazione di un impronta HRTF nella loro risposta in frequenza.

    Per chi volesse avventurarsi nella spiegazione di questo argomento, abbiamo preparato questo tutorial: *articolo*

  • Non compratele con intenzione di sistemare suoni o mixare.

    Un altra conseguenza del punto precedente è il fatto che le cuffie, per quanto buone, sono abbastanza inaffidabili.
    Data la loro natura costruttiva odierna, la cuffia lineare è praticamente impossibile.

    Per alcune persone saranno più lineari, per altre meno.

    Il giusto modo di usare le cuffie è tipicamente per monitoring. Ovvero: pura supervisione del progetto, senza grandi pretese di fedeltà sonora o di editing audio.

    Scoprirete con l’esperienza quanto potrete osare con le vostre cuffie nell’editing audio.

  • Provatele sempre.

    Purtroppo, molte cuffie anche di fascia alta presentano qualità sonora scadente.

    Il che, sommato al fatto che la curva di risposta in frequenza non è interpretabile, rende la scelta di un paio di cuffie affidabili abbastanza empirica.

    Non ci son molti metodi scientifici per decretare quale sia la migliore: dovrete mettervele in testa e provarle.

  • Non aspettatevi isolamento dall’esterno.

    Anche le cuffie dall’aria più imponente non offriranno un buon isolamento dall’esterno.

    Quindi, preparatevi a “intrusioni sonore” dall’ambiente circostante.

    L’unica eccezione sono le cuffie per batteristi in cui è specificamente indicata la loro capacità di abbattimento sonoro in dB.

  • Non preoccupatevi del tipo di cavo.

    Se è corto potrete comprare una prolunga (estremamente economica), se è lungo potrete semplicemente tenerlo arrotolato.

  • Fate attenzione al comfort.

    Per utilizzi di poco tempo, nessuna cuffia moderna presenta particolari controindicazioni.

    Se invece volete tenerle indossate per parecchie ore (un evenienza non troppo remota), assicuratevi che si adattino bene alla vostra testa.

  • Le cuffie buone non sono appariscienti: son fatte per suonare, non per sembrare.

    Se la cuffia che state vedendo ha un estetica particolarmente appariscente, è molto probabile che il lato tecnico sia stato trascurato: le cuffie professionali sono strumenti di lavoro. La loro apparenza estetica è ininfluente.

    Questo fenomeno è particolarmente frequente in questi ultimi anni, in cui le cuffie son diventate anche un accessorio di moda.

    Ma, se siete qua, la vostra intenzione non è sembrare: è fare.

Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post

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8 regole per scegliere i monitor da studio giusti

Consigli intelligenti per ascolti professionali.

Un altro passo molto importante per fare musica seriamente è l’acquisto di un paio di monitor audio da studio.

Purtroppo si tratta di un’attrezzatura piuttosto complessa, e che in molti casi bisognerà accontentarsi di usare solo per una parte delle sue potenzialità.

  • Near field? Mid field? Far field?

    Assolutamente near field.
    Mid field e far field sono estremamente costosi e, anche quando accessibili, son di gestione troppo complicata per un utilizzo basic come un home/project studio.
    Oltretutto, quando avrete a che fare con monitor di quella qualità, saranno altri a sistemarli per voi.

  • Dimensioni stanza.

    La dimensione della vostra stanza sarà cruciale per la qualità degli ascolti: la grandezza della stanza dovrà crescere con la grandezza dei monitor, pena il loro cattivo funzionamento.

    Se avete una stanza di più di circa 4x4x2.5mt, potrete permettervi dei monitor da 8”. 5x5x3mt, per esempio, è un’ottima misura per dei monitor da 8”.

    Se non avete la fortuna di avere una stanza così grande, è consigliabile l’acquisto di monitor da 5”.

    Se la stanza è di molti metri più grande di 4x4x2.5mt, potreste avere problemi di riverbero.

  • 5” vs 8”

    I monitor da 5” son più economici, ma non vi permetteranno di lavorare sulle frequenze basse. Son ideati per lavorare in compagnia di un subwoofer.

    Quelli da 8” son più costosi, ma vi permetteranno di iniziare a lavorare anche sulle frequenze basse. Hanno un ottimo rapporto qualità prezzo.

    Se volete iniziare ad avere a che fare seriamente col suono, vi consigliamo l’acquisto di monitor da 8”.

    Un setup 5” + subwoofer costerà molto di più di un sistema 8”, e avrà molte più difficoltà di settaggio.

  • Ascolti multipli?

    Inutili.
    Se avete dei buoni monitor, basterà filtrare il loro segnale in ingresso tramite un equalizzatore: otterrete la risposta in frequenza di qualsiasi altoparlante vogliate.

    Un unico paio di ottimi monitor da studio è la scelta migliore.

  • Che marca?

    Non fate granché caso alla marca.
    La marca non è il reale parametro che dirà la qualità dei vostri monitor.
    Ci son monitor di marche semi sconosciute che suonano realmente bene, e monitor di marche famose che suonano “meh”.

    Parlando di affidabilità, i monitor moderni, se trattati bene, sono praticamente tutti estremamente affidabili.

    Il vero sistema per capire qual’è il miglior monitor è nel punto successivo.

  • Risposta in frequenza

    La risposta in frequenza dei monitor è la loro qualità sonora.
    Più è piatta e più il vostro monitor riprodurrà fedelmente i suoni che gli manderete.
    La scelta, in questo caso, è molto semplice: confrontate le risposte in frequenza dei vari monitor che state scegliendo, e scegliete il modello con la curva più piatta.

    Se avete la fortuna di poterla leggere, è questa la via più veloce e affidabile per capire la qualità di un monitor audio.

    Se purtroppo non la avete, nei 2 successivi punti vi suggeriremo dei metodi per testare i vostri nuovi monitor.

  • Test tramite musica

    Se volete veramente mettere sotto pressione un impianto, Metal e musica orchestrale sono la scelta giusta.

    Sono delle tipologie musicali dotate di grande escursione dinamica (partono dal silenzio e arrivano fino a volumi enormi) e timbrica (i loro suoni sono estremamente sgargianti).

    Pezzi minimali come Blues, Jazz o strumenti solisti sono abbastanza sconsigliabili per testare il vostri nuovi monitor audio.
    Non metteranno realmente sotto pressione tutte le capacità timbriche dei vostri nuovi monitor.
    Inoltre, data la loro poverà timbrica (non hanno dei suoni molto corposi), vi faranno sembrare più bello l’impianto.
    Questo per il semplice motivo che, non avendo grandi richieste timbriche, il messaggio musicale verrà consegnato relativamente intiero, dandovi le emozioni che avrebbe dovuto darvi.

    È ora di tirare fuori Brahms e i Periphery, insomma.
    O anche il disco solista di LmK: https://open.spotify.com/album/3zoTvDRS0ANwoNp8AFn36d

  • Per i più coraggiosi: analisi spettrometrica

    Il reale metodo per provare voi stessi la qualità dei monitor, è un analisi spettrometrica.
    La musica, per quanto sgargiante, è sempre diversa.
    Ergo, dovreste provare tutta la musica del mondo per testare la qualità dei vostri monitor.

    …oppure

    mandargli dentro un segnale con ogni frequenza sonora possibile (rumore bianco/rosa), e analizzare il risultato acustico tramite un microfono estremamente fedele (microfono di misurazione/sonda).

    In termini tecnici: un analisi spettrometrica.

    Il risultato dell’analisi spettrometrica sarà una risposta in frequenza.
    Esattamente quella di cui si parlava prima (5).

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11 regole per comprare gli strumenti giusti

Consigli intelligenti per scegliere gli strumenti giusti per la vostra passione.

Con le attrezzature giuste, sarete a metà del lavoro.

Quindi, abbiamo creato una lista di consigli utili a darvi la giusta mentalità per scegliere quelle giuste.

  • Quanto amate la vostra passione?

    Volete provare a farla diventare un lavoro? O è giusto un passatempo?

    • Nel primo caso, dovrete scegliere molto bene i vostri strumenti, e non preoccuparvi di spendere molto. E sarebbe altamente consigliabile l’aiuto di un affidabile professionista del suono. Oppure, l’acquisizione autonoma di un impeccabile conoscenza del vostro lavoro (sia di aspetti pratici che economici).
      Se sceglierete bene i vostri soldi torneranno presto indietro, grazie ai vostri clienti.
    • Nel secondo caso, non preoccupatevi più di tanto. Non avete nessun mercato in cui convivere: pensate solo a divertirvi, senza troppe preoccupazioni.
  • Avrete dei clienti?

    Perché, se ne avrete, dovrete creare qualcosa che suonerà bene anche in altri impianti, in altre stanze, e che dovrà far felici anche altre persone. Molte volte, persone che avranno ascoltato tanta buona musica, in buoni impianti, e a cui non importa se avete iniziato da poco.

    In parole povere: dovrete adeguarvi agli standard di mercato, sia tecnici che artistici.

  • Avete il posto giusto per le vostre nuove attrezzature?

    Batterie e amplificatori per chitarra son rumorosi, i monitor audio hanno bisogno di stanze trattate acusticamente, i realpiano sono ingombranti…

    State sempre estremamente attenti a dove userete le vostre nuove attrezzature: un posto sbagliato le renderà inutili.
    Se prendete un paio di fantastici monitor da 8″ e li mettete in una stanza da 2x3mt, saranno completamente inutilizzabili a causa di ragioni acustiche.
    Stessa cosa per un microfono economico, che potrà suonare bene in studio, ma gracchierà parecchio in un ambiente live con umidità e urti.

    Non siate egocentrici o frettolosi, o non potrete godervi la vostra nuova attrezzatura.

  • Pensate sempre prima a cosa fare, non a come farlo

    State comprando uno strumento: state comprando qualcosa che vi aiuterà a ottenere qualcosa.
    È nel suo significato: “strumento”, non “scopo”.

    Non focalizzatevi troppo sullo strumento.
    In realtà, sarebbe meglio proprio non pensare allo strumento: pensate solo a quello che volete realizzare.

    Pensate nuovamente al vostro strumento solo quando vi troverete completamente bloccati nella vostra impresa, e sarete sicuri che le vostre abilità coprono assolutamente qualsiasi aspetto di quello che state realizzando.

  • Sono solo strumenti: non suoneranno per voi.

    Non comprate nulla col pensiero di “mi farà il lavoro”: sarete -voi- a fare il lavoro, con l’aiuto di uno strumento.

    Se non avete chiara idea di come creare qualcosa, non vi serve un nuovo strumento: vi serve più conoscenza.

  • E, anche ci riuscissero, non avrebbe alcun senso.

    L’arte è espressione.
    Quello che la rende così bella e speciale è la sua varietà. Il fatto che mettiamo la nostra anima nella nostra arte.

    Dov’è il senso di calcare un tasto? Non state facendo arte: state calcando un bottone, e ascoltando qualcosa fatto da altri. Non state essendo voi stessi: state essendo il surrogato di qualcun altro.

    Siete sicuri di voler spendere il vostro tempo essendo il surrogato di qualcun altro?

  • Non usate solo le orecchie: usate anche il cervello. (Piccola introduzione alla psicoacustica)

    Non abbiamo spettrometri e hard disk: abbiamo orecchie e anima.
    Non siamo macchine che memorizzano dati: siamo umani che ricordano emozioni.

    Non memorizziamo dati: memorizziamo sensazioni. Non “110db, 80Hz”: “un suono forte e basso”.
    È la ragione per cui possiamo fare arte: abbiamo sentimenti.

    E anche il motivo per cui possiamo dire di essere vivi.

    …e anche quello per cui non siamo molto inclini a memorizzare dati precisi, come caratteristiche acustiche o risposte in frequenza.

    Per esempio, nei vostri primi anni di mixing, sarà molto frequente essere stra felici per un mix unicamente per scoprire, il giorno dopo, che faceva veramente schifo.
    È normale.
    Passerà con anni di buona pratica.
    È la differenza tra essere professionisti e non.

  • NON ASCOLTATE I TESTIMONIAL (...a meno che non siate grandi amici)

    Sono pieni di finanziamenti di produzione: possono permettersi di comprare qualcosa per la sua estetica (a cosa pensate serva un muro di amplificatori Marshall?), e hanno un esercito di eccellenti tecnici audio pronti a risolvere qualsiasi tipo di problema derivante da questo modo di pensare “coreografico”.

    E, molto importante: non gli importa di voi. Sono pagati per pubblicizzare. Non andranno in bancarotta se non farete la musica che avreste voluto.
    E, oltretutto, non saprete cosa effettivamente usano fino al giorno in cui non lavorerete con loro.

  • NON ASCOLTATE AMICI O PARENTI (...a meno che non siano affermati professionisti audio)

    Il fatto che gli vogliate bene e che abbiate tanti bei ricordi assieme non vuol dire che abbiano conoscenze musicali professionali.

    Non c’è nulla di sbagliato: la musica non è uno scherzo. È una cosa seria.
    La tua passione è una cosa seria. E deve essere trattata solo da abili professionisti.

  • Non ascoltate nessuno che non sappia fornirvi spiegazioni scientifiche.

    La via più veloce per capire se si tratta di un buon consiglio è molto semplice: perché?
    Se volete fare della vostra passione il vostro lavoro, non accettate mai nulla di precotto: chiedete sempre “perché?” E non accettate mai “Eh, perché si fa così”: chiedete una spiegazione scientifica rigorosa.

    Con le attrezzature musicali non si parla di magia: si parla di attrezzature create partendo da solide basi scientifiche. 
    La risposta in frequenza o il diagramma polare di un microfono, per esempio: questo microfono è figo come dicono? Perfetto: vediamo la scheda tecnica.

  • Ma non dimenticate mai che non state facendo matematica: state facendo arte.

    Un approfondita conoscienza scientifica della vostra strumentazione è solo un modo per avere la strada più chiara nel realizzare quello che vi piace. Non è una “gara ai numeri più grandi”.

    Uno strumento perfetto per la situazione A potrebbe essere la scelta peggiore per la situazione B: è tutto nel contesto. È arte.
    È tutto in quello che volete creare.
    Non dimenticatelo mai.

Se volete sapere il perché della creazione di questi tutorial, lo troverete in questo post

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